Martedì 10 marzo ad Arcidosso (Gr) la presentazione dei risultati del progetto. Obiettivi del progetto: ridurre i costi di potatura attraverso la meccanizzazione, promuovere l’utilizzo energetico dei residui di potatura
La castanicoltura toscana di fronte alla sfida con la competitività e l’innovazione del settore. Con il progetto BIO.CAS.PO. co-finanziato dalla misura 124 del PSR della Regione Toscana 2007 – 2013, ai nastri di partenza per risollevare il settore da una fase di profonda crisi. Innovare nel settore castanicolo – spiegano infatti i curatori del progetto – significa soprattutto cercare di ridurre i costi e di incrementare i redditi, recuperando i castagneti abbandonati e mantenendo i castagneti da frutto produttivi.
Così dopo i primi due seminari di presentazione, che si sono tenuti nelle scorse settimane, si passa alla dimostrazione pratica, con le prove di potatura con il prototipo di braccio mobile realizzato dal progetto, effettuate a Castel del Piano (Gr) all’azienda Mirco Fazzi. Il prossimo appuntamento è in programma per martedì 10 marzo (ore 9) ad Arcidosso (Gr) – Castello Aldobrandesco – con il convegno conclusivo del progetto. Nel pomeriggio gli operatori della filiera approfondiranno le prospettive di sviluppo delle innovazioni proposte in un focus group, anche in relazione al prossimo avvio del nuovo programma di sviluppo rurale della Regione Toscana.
Il progetto BIO.CAS.PO. si è concentrato sul tema delle potature e dell’utilizzo dei residui a scopo energetico. Le principali attività del progetto hanno riguardato la messa a punto di un prototipo di braccio mobile per la potatura meccanizzata dei castagni da frutto, la valutazione dei metodi più adatti per il recupero delle potature, l’analisi di fattibilità di una filiera legno-energia che utilizzi i residui di potatura come materia prima. Protagonista dei due anni di sperimentazione è stata una compagine che ha messo insieme castanicoltori, aziende produttrici di tecnologie (Next Technology, Roggi ed ERRE Energie) ed i ricercatori del CNR IVALSA e del GESAAF (Dipartimento di gestione dei sistemi agrari e forestali dell’Università di Firenze).
La castanicoltura è ancora un’attività agro-forestale che unisce tradizione, passione e business. Nonostante lo spopolamento delle aree montane, i costi crescenti, la competizione globale e il deperimento a causa di malattie e di nuovi parassiti, coltivare castagni da frutto rappresenta un’attività importante in molte regioni d’Italia, con produzioni di qualità, certificate anche da riconoscimenti comunitari DOP e IGP. Il recupero dei castagneti abbandonati o il mantenimento di quelli in produzione, passano attraverso una attività di potatura, più incisiva nel primo caso, più leggera nel secondo. In entrambi i casi, sempre più spesso, accanto al tradizionale uso del cestello nei terreni pianeggianti e della scala in tutte le situazioni, si interviene con la tecnica del tree-climbing: tecniche di arrampicata e di lavoro in quota in sicurezza utilizzando attrezzature particolari(corde e moschettoni). Le potature vengono effettuate in media ogni 5 anni nei castagneti in produzione, ma non si hanno molte informazioni sui quantitativi di biomassa risultanti dall’operazione e quindi eventualmente disponibili per uso energetico.
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